lunedì 5 gennaio 2015

Recensione - The Call (2013)


Il mio ragazzo arriva un giorno e dice "Ho trovato un film che potrebbe piacerti!"
Questo è l'inizio di una storia raccapricciante che ha portato a morti (la parte di me che guarda i thriller come fossero caramelle rotolanti) e feriti (la mano stritolata di Marco, stritolata dalla mia).

Lo ha scelto per il genere, un thriller, e per l'attrice principale, Halle Berry, che a me piace molto (dite quello che volete, io ho amato sia Tempesta che la sua tanto discussa Catwoman!).

Il titolo è fuorviante poiché è lo stesso di un horror del 2003. Quello di cui vi parlo è diretto da Brad Anderson, lo stesso regista di "L'uomo senza sonno", famoso per aver prosciugato letteralmente Christian Bale (sicuramente lo avrete visto in qualche foto: per questo film perse il peso record di 30 chili).

E' già interessante come il film mostri solo quello che attiene alla storia, niente di più: niente fronzoli, niente storielle secondarie per allargare la cerchia di pubblico; solamente un piccolo cenno alla storia d'amore tra Jordan (Halle Berry) e un poliziotto di cui nemmeno ricordo il nome, come per dare un legame ancora più vivido tra lei, la centralinista del 911, e la scena del crimine là fuori.

Su questo si snoda appunto la storia. Lei fa il lavoro più brutto del mondo: prende le chiamate di chi telefona al 911 e interpella chi di dovere, mentre fa il possibile per tamponare la situazione a distanza. Ci vuole distacco, molto distacco: a volte si cerca di fare il necessario senza sapere se basterà, a volte si sbaglia qualcosa e le conseguenze sono letali. Bisogna essere emotivamente distaccati, proprio perché non è possibile seguire tutta la vicenda, e bisogna essere sempre lucidi e pragmatici per non compiere azioni avventate.

Jordan riceve una prima terribile telefonata: qualcuno sta entrando in casa di una ragazza sola. La centralinista è astuta e lucidissima: le fa architettare una messinscena per far credere all'intruso che sia scappata dalla finestra, e il trucco è così ben architettato che ci crediamo anche noi, tirando un sospiro di sollievo, il primo di una lunga serie. Attenzione: il fiato sarà compromesso durante la visione del film.

La ragazza in realtà è nascosta e sente l'intruso andare via. La linea improvvisamente cade e Jordan preme il tasto "recall". Grave, gravissimo errore: l'intruso sente suonare e cattura la ragazza al telefono. Jordan cerca di dissuaderlo dicendogli di non peggiorare la situazione ma lui risponde "L'ho già fatto". Per la ragazza non c'è scampo.

Ci mangiamo le mani, ma come ha potuto avere una svista così madornale? Inutile dire quali sensi di colpa divorino la centralinista. Persino il suo capo non è convinto quando le dice che un errore può capitare a tutti.

Sei mesi dopo, lei è addetta ad addestrare nuove reclute. Se abbia voluto allontanarsi lei dalle prime fila o ce l'abbia spinta qualcuno, non si sa. Il caso vuole che mentre mostra alle reclute come funziona una chiamata, l'addetta di turno ne riceva una da una giovane in grave pericolo.

La centralinista non sa come comportarsi, così Jordan, sotto gli occhi delle reclute che fino a poco prima mettevano in dubbio la sua autorità a causa della sua lontananza dal campo minato, è costretta a prendere in mano il telefono.

Casey si trova nel bagagliaio di un'auto con un telefono privo di gps e quindi non rintracciabile.

Comincia l'elettrizzante caccia al rapitore che alternerà astute idee di Jordan per permettere alla polizia di rintracciare l'auto a sfortunate complicazioni esterne che sbilanceranno la situazione in favore del rapitore.

Lei stessa insegnava di non promettere mai nulla alla persona che chiede aiuto, ma quando Casey la supplica di promettere che l'avrebbero salvata, lei si trova di nuovo coinvolta in prima persona e promette alla giovane - e a sé stessa - che non avrebbe permesso di nuovo che una cosa così terribile potesse accadere.

E' qui che il fiato dello spettatore è realmente compromesso. Ancor più quando Jordan scopre che l'uomo che ha rapito la ragazza era lo stesso di sei mesi prima ("L'ho già fatto") e decide di intervenire lei stessa per indagare, infrangendo la regola del distaccamento imposta dal suo duro lavoro.

Michael, il rapitore, ha le sembianze di uno psicopatico da film horror, specialmente quando scopriamo il motivo per cui rapisce tutte queste ragazze. Ed è proprio come un film horror che si esaurisce la vicenda.

Esaurire è la parola giusta: perché non si risolve, la polizia non saprà mai delle gesta eroiche di Jordan nel salvare la ragazza né cos'è successo in quel luogo oscuro. Perché le due prendono una decisione che occulterà per sempre la vicenda.

Ho visto in quest'ultima scena una citazione del primo film "Saw - L'enigmista" che finisce nello stesso raccapricciante modo. Essendo una grande fan di Saw ho apprezzato molto, anche il fatto stesso che sia finito così, chiudendo una porta, senza ulteriori inutili scene. Non ci interessa vedere Casey accolta trionfante o Jordan tornare a lavoro con una rinnovata fiducia in sé stessa, noi rimaniamo così, in contemplazione di quella punizione pienamente meritata che durerà per sempre.

Così Jordan ha avuto la sua redenzione.


Voti finali:

Regia: 7

Sceneggiatura: 8
Originalità: 7
Linearità: 9
Coinvolgimento: 10
Voto finale: 8,2




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