martedì 28 luglio 2015

Recensione - Amabili Resti



Questo film mi era molto familiare in quanto sia il mio ragazzo che i suoi amici ne parlavano spesso con toni vivaci e commenti dettagliati. Il più dettagliato era: "Fa schifo".
Alla mia domanda: "Ma perchè? Cos'ha che non va?" mi sentivo rispondere "Fa solo schifo".
Come può qualcuno essere talmente disgustato da un film da non trovare nemmeno un motivo per spiegarlo?

Così, alla ricerca di questo motivo, l'ho alfine guardato anch'io.

Già leggendo i titoli d'inizio ero molto scettica, ma non verso il film, verso chi me ne aveva parlato: "regia di Peter Jackson". Quanto può mai far schifo una pellicola diretta dall'uomo che ha plasmato i film del Signore degli Anelli??

Come se non bastasse, cominciano a sfilarmi davanti attori come Saoirse Ronan, che avevo conosciuto e apprezzato nel film Houdini - l'ultimo mago, la stupenda Rachel Weisz, il malleabile Mark Wahlberg (seppur con un taglio improbabile), e l'inquietante Stanley Tucci.

La storia sembra promettente: una ragazzina con una famiglia perfetta viene puntata da quello che immaginiamo essere un pedofilo il quale riesce ad adescarla in una trappola e a farle chissà cosa.

Da qui comincia il caos. Jackson ci mostra la ragazzina che riesce a fuggire, ma poco dopo ci rendiamo conto che l'ambiente in cui agisce è diventato talmente surreale da rappresentare quasi un aldilà terreno. Mi son detta: sarà diventata un fantasma... vediamo come procede.

L'ecatombe - è il termine giusto - è cominciata da questo punto. La ragazzina vive in una sorta di limbo tra il mondo dei vivi e quello dei morti, e non può uscirne poiché mentre fuggiva dalla trappola si era voltata indietro, verso un'altra ragazzina che l'ha vista.

Ok... ma perché? C'è per caso un manuale d'istruzioni che dice: "Appena muori e scappi all'aldilà, non voltarti perchè rimarresti incastrata in un limbo senza uscita"?
Qui incontra un'altra ragazzina e cominciano una serie di scene senza senso a metà tra la visione di uno che si è fumato roba forte e il paese delle meraviglie.

Nel frattempo, sulla Terra, la polizia e il padre indagano su chi possa aver fatto ciò e cercano il corpo perduto della ragazzina, nascosto in una cassaforte dal pedofilo. Il padre è talmente scioccato che sospetta davvero di chiunque, tranne, ovviamente, del vicino di casa che è il reale responsabile.

La follia indagatrice del padre, la rassegnazione in partenza della madre, il menefreghismo della sorella (magari dovuto alla sua scarsa abilità di recitazione) enfatizzano troppo, chi in eccesso chi in difetto, le reazioni reali che chiunque avrebbe in una situazione del genere. Ma questo può essere opinabile, perciò sorvoliamo: è una scelta artistica.

Quello che proprio non va giù è questo salto continuo tra le due atmosfere: quella da thriller dal finale drammaticissimo, in cui si narra lo stupro e l'omicidio di una minore lasciato impunito, tema delicato e da affrontare con le giuste cautele; e quella alla Dumbo, non il film in generale, ma la scena degli elefanti volanti, in cui il mondo reale si sgretola tra le mani in modo talmente surreale da risultare pressoché patetico. Ciliegina sulla torta, la ragazzina morta, invece di cercare un contatto col padre per dirgli almeno dove si trova il suo corpo, si incarna in un'altra tizia per poter dare un bacio al ragazzo che le piaceva e che si era brutalmente dichiarato a lei poco prima di morire.

Insomma, una citazione di "Ghost" che ci fa rabbrividire se paragonata all'originale.

Alla fine la protagonista può andarsene all'aldilà con le altre vittime dello stesso pedofilo mentre quest'ultimo, inchiodato da una prova trovata dalla sorella, sotterra per sempre il corpo della ragazzina lasciandoci con l'amaro in bocca per il povero padre, che mai più potrà riaverla tra le braccia.

Un film che cerca di coniugare temi che non legano affatto, e che anzi stridono come unghie sulla lavagna. Dà proprio fastidio alla vista vedersi alternare lo sguardo straziantemente calmo di Stanley Tucci mentre sfoggia beata innocenza con i poliziotti, a due ragazzine che saltellano svolazzando in un prato fiorito.

Spero fosse un esperimento che non si ripeterà mai più, perché è per questo che i film vengono divisi in generi: non puoi mescolarli a tuo piacimento, ci vuole un certo criterio e una certa coerenza per tutto il film. Giocarci non ti ha fatto bene, Jackson. Torna al fantasy.


Voti finali:

Regia: 4

Sceneggiatura: 6
Originalità: 5
Linearità: 2
Coinvolgimento: 4
Voto finale: 4,2

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